Un’artista poliedrica, che innesta le sue radici nella multiculturalità delle esperienze vissute e nella viva e sempre accesa curiosità verso altri mondi, del reale e dello spirituale.
Julie Redivo ha saputo intrecciare e sedimentare nel corso della sua intensa attività di artista la passione per la pittura, per l’artigianato, per i murales, per l’archeologia e per le discipline Orientali. Grande interesse il suo, per tutto il mondo naturale ed animale, con uno studio attento dei simboli e dei vari significati attribuiti loro dalle varie culture dell’Asia, del Medio Oriente e del centro-sud America. A partire dall’esperienza di vita in Australia, il contatto con la natura selvaggia e con paesaggi ancora poco antropizzati e vissuti dalle popolazioni aborigene, ha fatto sì che la Redivo sin dalla giovane età sviluppasse un legame viscerale con la terra, materia viva e parlante, in cui poter scavare per ritrovare quegli aspetti primordiali del mondo che nel nostro tempo contemporaneo spesso dimentichiamo.
Ed è proprio la materia che fuoriesce con prepotenza dalle sue opere, una vera eruzione di lapilli e superfici porose che scaturiscono pulsanti dal profondo del vissuto e del ricordo.
Il gesso è il suo protagonista, materiale legato alle origini, alle cave, ai calchi artistici e archeologici, che diventa impronta e testimonianza della storia e della natura.
Legata artisticamente alla tradizione romantica tedesca ed inglese, in particolare all’artista Caspar David Friedrich, le sue opere hanno sicuramente assunto nel tempo valenze più vicine all’espressionismo astratto e all’arte informale, facendo dialogare non di rado la pittura materica con quella segnica.
La sua serie più recente intitolata “Connection”, di cui presenta una selezione di 10 opere, è il risultato di un’indagine osservativa, di focus sui dettagli e sui segni della natura catturati lungo le lunghe passeggiate vicino casa, a Trieste. La Redivo lavora a questa produzione in tre fasi principali: l’osservazione minuziosa dei dettagli nella natura circostante, la scelta dello scatto fotografico fatto con il telefono per immortalare il frammento per lei più significativo, ed infine, un lavoro di contrapposizione tra lo scatto stampato del reale e la sua riproposizione attraverso la pittura, gesso ed altre tecniche miste che concorrono alla rielaborazione di quel dettaglio, con tutte le suggestioni che l’artista vi trasferisce. Vengono così resi protagonisti in dittici o trittici, dettagli di pietre, marmi, oppure i colori dei tramonti e le luci artificiali di lampioni in serate invernali. In queste vere e proprie connessioni tra la realtà e mente, vengono ad assimilarsi mondi che dal reale diventano connessioni mentali, dove la natura prende vita, scandaglia e si fa spazio per diventare mondo interiore, denso e onirico. Un dialogo che non ha confini, dove si perdono i limiti tra realtà e finzione per raggiungere uno stato che sta al di là , da ricercare attraverso i segni della natura per ricavare le origini, i ricordi e le pulsioni dell’inconscio.
Silvia Previti